Drogarsi di sesso, una nuova forma di dipendenza



Psicoterapia e Consulto Psicologico: Individuale, di Coppia e Familiare

L’ipersessualità – o sex addiction - rientra ormai nelle nuove dipendenze cosiddette "senza sostanza", come la dipendenza dal gioco d'azzardo o dallo shopping compulsivo. Come spiega il dott. Mencacci, direttore del dipartimento di Psichiatria dell'Ospedale Fatebenefratelli di Milano, illustrando uno studio condotto da un team della University of California di Los Angeles (Ucla):

"…per questi pazienti il sesso diventa una vera e propria ossessione che controlla ogni aspetto della loro vita e che li fa sentire impotenti e incapaci di cambiare, e' una sorta di bulimia sessuale senza controllo, ma il meccanismo è identico a quello che si verifica con la dipendenza da droghe o alcol perché vengono attivate le stesse aree del cervello".

 Le manifestazioni di ipersessualità più comuni includono un  ricorso smodato alla masturbazione e alla pornografia, una ricerca continua di rapporti sessuali e sesso virtuale, la ricorrenza ossessiva di fantasie sessuali, manifestazioni di dipendenza sessuale che durano da almeno sei mesi, ma anche l’incapacità a smettere alcuni comportamenti che danneggiano pesantemente la vita relazionale e/o professionale della persona, un uso del sesso come antidepressivo o ansiolitico. Un altro fattore considerato è la generale distanza emotiva e mancanza di coinvolgimento personale, un sesso scevro da affetto e intimità psicologica.

La ricerca condotta dalla rinomata università californiana si prefiggeva l’obbiettivo di verificare se la dipendenza sessuale fosse effettivamente un disturbo psichico  a se stante, e quindi da diagnosticare e trattare terapeuticamente. Secondo la ricerca, il 54% dei pazienti ipersessuali si è reso conto di soffrire di questo disturbo prima dei 18 anni, mentre per il 30% l'età della scoperta varia tra i 19 ed i 25 anni; di questi 207 pazienti, il 17% ha perso il lavoro almeno una volta, il 39% ha dovuto chiudere una relazione, il 28% ha contratto una malattia sessualmente trasmissibile e il 78% ha avuto dei problemi di interferenza nella vita sessuale.

In Italia, il fenomeno interessa circa il 5,8% della popolazione (dati forniti dall'Associazione Italiana per la Ricerca in Sessuologia), maggiormente uomini tra i 36 ed i 50 anni, ma la fascia d’età piu’ a rischio è considerata quella tra i 18 ed i 35 anni, forse perché maggiormente sollecitati dagli stimoli provenienti dal mondo virtuale, al quale accedono più spesso e più facilmente.

Che questa categoria venga o meno codificata come disturbo psichico dalla comunità scientifica , è indubbio che questa condizione – bisogno continuo, impellente di fantasie o atti sessuali, anche se pericolosi, distruttivi e limitanti – nasce da un stato psichico di sofferenza, produce effetti devastanti alla lunga sulla vita della persona, e come tutte le “sostanze” crea dipendenza.

Ovviamente, come tutti i dipendenti, inizialmente la “sostanza” è considerata cosa buona e giusta, i problemi che ne derivano sono attribuiti al conformismo sociale o alla rigidità sociale, incapace di accettare la gioia ed il divertimento che ne derivano. Come tutti coloro che hanno una dipendenza, credono di poter smettere quando vogliono, salvo non trovare motivo per farlo.

Anche quando la vita affettiva ne risente, la vita professionale ne è fortemente compromessa, la salute fisica ne è gravemente danneggiata, la dipendenza sessuale appare come una benvenuta fuga dalla realtà, e non una delle cause/effetto del vuoto psicologico.

La dipendenza sessuale riempie questo vuoto, a seconda dei casi calma l’ansia, permette di scaricare lo stress, è un impulso irrefrenabile che quando non viene soddisfatto provoca un malessere fisico e psichico simile ad una condizione di astinenza. Coloro che ne soffrono possono condurre, all’apparenza, una vita assolutamente normale, essere mariti, mogli, genitori, professionisti e casalinghe, persone comuni che proteggono la propria mente attraverso la scarica erotica, come una boccata d’ossigeno che permette loro di essere “inseriti nella società e performanti, attivi ed efficaci nella quotidianità”.

Possono gestire una doppia vita per anni, fin quando non riescono più a fermarsi o a controllarsi, la dipendenza invade completamente la loro mente e di conseguenza la loro vita, trascinandoli in un vortice di disperazione e solitudine, fermi a guardare la loro vita andare in pezzi.  

La solitudine sperimentata da queste persone li ostacola nell’ affidarsi ad un professionista della salute psicologica, perché si sentono incompresi, temono di essere giudicati “moralisticamente” e soprattutto sono terrorizzati dall’idea di dover rinunciare al piacere del sesso.

Al contrario, la psicoterapia rappresenta uno spazio di pensiero all’interno del quale, protetto e accompagnato, l’individuo si può liberare dalla dipendenza e scoprire forme nuove ed appaganti di sessualità, derivanti dal contatto profondo con se stesso, senza più subire l’arrembaggio aggressivo delle proprie pulsioni ma imparando a sentirle e dominarle, sfruttandone la potenza e controllandone la distruttività.

Il tema della auto-distruzione è spesso presente nel profondo di queste persone, un vuoto che copre un mix di emozioni violente e caotiche, un passato familiare che li spinge a proteggersi ed allontanarsi dal contatto veramente intimo, quello affettivo. Recuperare la propria affettività e voglia di vivere contrastando la distruttività ed impulsività della ipersessualità può essere un obbiettivo desiderabile.

Ogni forma di comportamento impulsivo ed irrefrenabile ci indica da cosa fugge l’essere umano, e come sta tentando di porvi rimedio, ma il lavoro psicoterapico dà voce ai veri bisogni della persona, agevolando la costruzione di una quotidianità impegnata a soddisfarli con modalità sane e funzionali.

 

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