Terapia Problemi di coppia Napoli



Psicoterapia e Consulto Psicologico: Individuale, di Coppia e Familiare

Quando il partner è l'unica ragione di Vita!!

Dipendere significa avere bisogno, necessità, di qualcuno o qualcosa per soddisfare una propria esigenza vitale: benessere organico o equilibrio psicologico. Possono aversi sia dipendenze sane che dipendenze patologiche. 

Sana è la dipendenza dall'aria, dall'acqua, dal cibo, dalle relazioni sociali, dagli affetti familiari, dalla propria vita interiore, nella misura in cui queste dipendenze accrescono la ricchezza dell'Io: immaginate una pianta, dove il sole e l’acqua le sono indispensabili per vivere. Patologiche sono le dipendenze che, invece, diminuiscono o annullano il potere dell'io su se stesso, compromettendo severamente la qualità della vita. Di questo tipo sono le dipendenze da alcool, droghe, farmaci, beni di consumo, le dipendenze da persone (genitori, parenti, partner amorosi o sessuali, capi carismatici…) o da situazioni (sesso, trasgressioni, eccessi, ecc.). Immaginate la stessa pianta che avvizzisce sotto gli effetti di sostanze chimiche dannose, perde il colore, si ripiega su se stessa e infine muore.

Ma a cosa ci serve una dipendenza? In sintesi, la dipendenza patologica si stabilisce spesso in soggetti a rischio di ansia, di panico o di depressione, con l’obiettivo di arginare, tramite esperienze ottundenti o eccitanti, potenziali crolli psicologici. Come un naufrago in mezzo al mare che pur di non andare giù si appiglia con tutte le sue forza a qualsiasi oggetto – o persona.

In questo lavoro esaminiamo, in particolar modo, la dipendenza affettiva la quale inizia dove finisce la capacità di vivere una relazione con libertà e spontaneità. Quando l'altro non è più libero di "essere", ma è "costretto" ad assumere un ruolo o una funzione-finzione, l'amore diventa compensazione di qualcosa che riempie i nostri vuoti, controlla le nostre paure, seda i nostri bisogni. Il rapporto non è più un incontro tra due anime, ma soltanto dipendenza e limitazione reciproca, la quale causa un dolore psicologica talmente violento da essere difficilmente sopportabile.

Il risultato quindi, pur cambiando l’ordine dei fattori, non cambia: se la dipendenza è una fuga da sé, il nuovo rifugio si dimostrerà presto nient’altro che una nuova prigione, con tutto il suo carico di dolore e di limitazione.

Caratteristiche della dipendenza affettiva

I soggetti con dipendenza affettiva richiedono la totale devozione dell’amato, tendono ad essere manipolatori e iperpossessivi, temono i possibili rischi di un cambiamento, sopprimono qualsiasi desiderio e interesse; spesso il loro amore è ossessivo ma privo di una vera intimità. In effetti, l’oggetto amato è solo, appunto, un oggetto, e diversamente da quanto possa apparire, è tenuto lì, fermo, bloccato, al solo scopo di rassicurare il “dipendente”!

Tali soggetti provano una grande paura di perdere l’amore, di essere abbandonati e di rimanere quindi da soli, ma, al tempo stesso, hanno il terrore di essere segregati fino ad essere completamente annullati. I dipendenti affettivi sono ossessionati da bisogni impossibili e da aspettative assolutamente non realistiche, sono portati a pensare che, operando a favore del compagno, metteranno al sicuro il loro rapporto, ma frequenti saranno le occasioni di delusione e risentimento.

La dipendenza è una caratteristica presente in quasi tutte le relazioni che provocano disagio psichico.
Dalla letteratura risulta che il 99% dei soggetti dipendenti affettivi sono di sesso femminile (D. Miller, 1994).
Colpisce donne con fascia di età diversa: dalle post-adolescenti (età dai 20 ai 27) fino alle adulte (45-50 anni).

Sono donne fragili che, alla continua ricerca di un amore che le gratifichi, si sentono inadeguate. Sono donne che hanno difficoltà a prendere coscienza di loro stesse e del loro diritto a stare bene e che non hanno ancora imparato che amarsi è non amare troppo, che amarsi è poter stare in una relazione senza dipendere e senza elemosinare attenzioni e continue richieste di conferme.

Nelle relazioni affettive, queste persone elemosinano attenzioni e continue conferme, poiché tutto ciò aiuta a contrastare e neutralizzare il profondo senso di impotenza, disagio, vuoto affettivo che avvertono intensamente a livello personale.

Ma nascono anche sentimenti di rabbia proprio nei confronti del partner tanto desiderato, in quanto queste donne avvertono – la coscienza ogni tanto fa il suo lavoro – che non raggiungeranno mai quello stato di unione totale e completa di cui hanno bisogno -
“so che non sarai mai completamente mio”
- fortunatamente, perché essere uno nell’altro presuppone la perdita della propria identità, l’esperienza più distruttiva per l’essere umano. Una approfondita analisi di tale patologia è stata effettuata dal sociologo Antony Giddens, il quale nel suo libro “Dipendenza affettiva” ne ha evidenziato accuratamente alcune specifiche caratteristiche:

L’ebbrezza (il soggetto affettivamente dipendente prova una sensazione di ebbrezza dalla relazione con il partner, che gli è indispensabile per stare bene).

La “dose” - il soggetto affettivamente cerca “dosi” sempre maggiori di presenza e di tempo da spendere insieme al partner. La sua mancanza lo getta in uno stato di prostrazione.
Il soggetto esiste solo quando c’è l’altro e non basta il suo pensiero a rassicurarlo, ha bisogno di manifestazioni continue e tangibili. L’aumento di questa “dose”non di rado esclude la coppia dal resto del mondo. Se la dipendenza è reciproca, la coppia si alimenta di se stessa.

L’altro è visto come un’evasione, come l’unica forma di gratificazione della vita. Le normali attività quotidiane sono trascurate. L’unica cosa importante è il tempo trascorso con l’altro perché attesta l’esistenza del soggetto.

L’insieme di questi comportamenti evidenzia, in tali soggetti, la presenza di un basso grado di autostima.
L’ipotesi è in relazione al fatto che maltrattamenti sia fisici e sia emotivi subiti possano condizionare la persona inducendola a produrre rapporti di sottomissione e passività (D. Miller, 1994). E’ vero anche che la sottomissione è solo parziale, perché se il partner non ricambia con la stessa moneta, la rabbia e la frustrazione prendono il sopravvento Come aiutare coloro che soffrono di dipendenza affettiva?

Attraverso un percorso di riflessione e di condivisione delle esperienze per imparare a riconoscere le cause e valutare le conseguenze della propria dipendenza affettiva, incominciando, così, a sperimentare modalità di cambiamento e di liberazione dalla sofferenza.
La speranza non è di cambiare bensì di migliorare, di crescere cercando nuove soluzioni per vivere una vita sempre più soddisfacente: non accontentarsi mai, senza disprezzare il presente che è proprio il miglior stimolo per dare una svolta alla nostra esistenza.
Il dolore ci è necessario in quanto è uno degli stimoli principali a raggiungere il nostro equilibrio.
L’obiettivo di questo cammino terapeutico è quello di permettere al paziente di risvegliarsi come da “un incubo”, riconoscendo le costrizioni subite, staccandosi dai modelli ricevuti e aprendosi a nuove possibilità di scelta, grazie ad una maggiore comprensione di sé.

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