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Psicoterapia e Consulto Psicologico: Individuale, di Coppia e Familiare

Adolescenti che non si piacciono

Intelligenti, capaci, con alle spalle famiglie che li supportano e riempiono d’affetto. Eppure si mostrano insicuri, impacciati con i coetanei, si vedono brutti/e al punto di nascondersi e isolarsi. Come aiutarli?

Tipologia: maschi o femmine, a scuola sono bravi ma hanno difficoltà ad inserirsi. Spesso sono presi di mira dai compagni per questo carattere fragile, insicuro. Reagiscono molto male alle critiche e sono pesantemente giudicanti verso gli altri, vissuti come insensibili e approfittatori.

Hanno paura di esporsi, soprattutto di mostrare i propri sentimenti. Silenziosi e distaccati, desiderano in cuor loro essere benvoluti ma si tengono ben alla larga da tutti. Il vecchio cliché del secchione, con gli occhiali e qualche brufolo di troppo, oggi è sostituito da un ragazzo/a intelligente, gradevole d’aspetto, che inspiegabilmente è perennemente imbarazzato in presenza d’altri, e vive gli anni scolastici come un vero incubo.

Spesso sono ragazzi molto “casalinghi”, dediti solo allo studio, iper coccolati dai genitori, rifiutano qualsiasi forma di contatto e competizione, quindi evitano decisamente sport di gruppo e preferiscono passare il sabato sera ad ascoltare musica nella loro stanza, fantasticando una vita ben diversa.

Vivono il proprio aspetto esteriore in modo problematico, non si apprezzano, anzi, si sentono dei veri “sgorbi” al confronto con i coetanei, tutta bellezza e simpatia. Spesso adducono a questo aspetto esteriore sgradevole la causa del proprio isolamento.

Negli anni accumulano rabbia, che poi diventa rancore: verso gli altri, perseguitanti , vincenti e insensibili, e verso se stessi, incapaci di vivere un’adolescenza “normale”.

La paura di relazionarsi aumenta sempre più, proprio per la mancanza di quelle esperienze fondamentali – frequentare un gruppo, avere un partner…- che normalmente rassicurano circa la propria competenza, bellezza, appeal, intelligenza ecc.

L’autostima è molto bassa, l’umore instabile, il futuro è presagito negativamente. Con questi presupposti, la fine dell'iter scolastico appare come una fuga verso l’anonimo mondo dell’università, dove non si è costretti a socializzare e si può passare tranquillamente inosservati. Ma se a questo punto, il giovane non riesce a scrollarsi di dosso il passato poco felice, il rischio è che perpetui i suoi comportamenti isolanti e autopunenti, aumentando il proprio senso di infelicità. Un evento stressante traumatico, come una bocciatura ad un esame fondamentale oppure una delusione d’amore, possono far saltare l’equilibrio e precipitare il ragazzo/a in un profondo stato di dolore emotivo. Risultato: niente più esami, ritiro in casa, richieste ai genitori di maggiore attenzione e preoccupazione per la propria salute.

La maschera è saltata, colui/colei che la indossava perde il controllo sulla propria emotività, mostrando tutta la fragilità, insicurezza, paura. E’ uno stato d’animo e fisico molto eclatante, frequenti crisi di rabbia e pianto, chiusura verso gli altri, paura di uscire di casa, vergogna del proprio corpo, impossibilità a concentrarsi su studio o lavoro.

Questo periodo di profonda crisi può rivelarsi utilissimo, se adeguatamente sfruttato, perche' obbliga il giovane ad affrontare le proprie problematiche. Il primo passo è quello di accettare se stessi, rivedendo quei pregiudizi e sentimenti d’invidia che nutrono, e su cui basano il giudizio negativo di sè.

Sostituire l’orgoglio con la dignità, la disistima con l’autostima, riconoscere la propria unicità non in contrapposizione con l’alterità. Piacersi come segno di amore per sé, non adeguamento ad un canone. Accettare i limiti, non più sfregi al desiderio di essere “i migliori” bensì ottima base di partenza per sperimentare la vita.

Consigli

Sperimentare, sperimentare, sperimentare! Senza obbiettivi , attese di prestazione, senza l’incubo di essere accettati, di piacere, ma solo con lo spirito di chi nasce alla vita ed è curioso e desideroso di assaggiare questo frutto. Le frustrazioni sono all’ordine del giorno, e vanno accumulate come informazioni vitali, perché ci dicono quanto ancora siamo fragili e dipendenti dal giudizio/volontà altrui. Partire da sé per conoscere l’altro, senza l’illusione di una reciprocità ma con il gusto di essere esploratori inesorabili.

Allora va bene uscire, viaggiare, frequentare diversi gruppi, iscriversi a corsi stravaganti anche solo per scoprire che non ci interessano! Senza giudicarsi né giudicare.

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