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Psicoterapia e Consulto Psicologico: Individuale, di Coppia e Familiare

Generazioni familiari a confronto :
ma chi comanda ?

Raccontiamo una storia, inziando con una descrizione familiare: padre, madre, figlio maschio di 10 anni e figlia femmina di 6.

La madre cerca una soluzione al problema della intrattabilita’ del primogenito, descritto come un bambino intelligente ma svogliato, aggressivo verbalmente e fisicamente, disobbediente e maleducato soprattutto nelle situazioni sociali, quando si trova insieme ad altri adulti e bambini, egocentrico e determinato ad ottenere tutto e subito.

Eliminando alcune possibilita’di danni a carattere biologico, neurologico e psichiatrico, immaginiamo che il comportamento infantile e aggressivo di questo bambino abbia un valore, un senso in quel sistema. Analizziamo infatti le posizioni degli adulti: la madre appare provata, senza risorse ne’ speranze come se questo figlio fosse una specie di punizione divina a cui non puo’ e non deve sottrarsi, concentrata su questo problema al punto di non riuscire ad andare avanti con la sua vita, palesamente rattristata da quello che percepisce come un proprio errore genitoriale – “non ho saputo educarlo al rispetto e al controllo”- ; al contrario il padre non sente molto forte la responsabilita’ del comportamento del ragazzo, la cui educazione spetta alla madre, lo definisce come un problema caratteriale che sparira’ col tempo e la cui gravita’ non avverte.

Emerge subito che la coppia genitoriale ha visioni differenti del problema, lo vive con pathos diversi e solo la madre ritiene sia il caso di affrontare il problema.

Ma approfondiamo lo sguardo sulle relazioni tra genitori e nonni: rinveniamo che queste sono piuttosto tese, suoceri e generi/ nuore non rispettano i reproci ruoli e personalita’, i nonni contestano molte scelte – soprattutto quelle matrimoniali – dei figli, e quando sono di sostegno sono comunque inclini a screditare i poveri genitori. Al contrario i nonni sono stati genitori potenti, sicuri di se’ e autoritari, ai quali mai sarebbe potuto capitare un figlio cosi’ ingestibile.

La prima generazione- i nonni- non riconosce alla seconda generazione- i genitori- la sua autonomia, il suo valore, e quest’ultima sembra anche soccombere sotto i colpi della terza generazione – i bambini-.

Sembrano proprio delle vittime, ed esaminando anche il rapporto di coppia emerge spesso un’organizzazione familiare dove comanda il piu’ forte, con scarsa comunicazio ne e poca complicita’ tra i partner.

Fallimentari come figli, come adulti e come genitori: eppure sono persone come tante altre, spesso di buona estrazione sociale e lavoratori di medio-alto livello.

Ci si potrebbe chiedere: se sono il primo/la prima a non credere in me, come potranno farlo i miei figli? Se dinanzi a mio marito/moglie accetto di non ricevere il giusto rispetto, come potranno rispettarmi i miei figli?

Ma questo non basta, perche’ il figlioletto-orco serve a tanti scopi: costringe i genitori all’isolamento perche’non si integra in altri ambienti, diventa il fulcro delle attenzioni materne - che cosi’se anche volesse rivedere la propria coppia non ha tempo ne’ forza; funziona da conferma per coloro che si sentono incapaci e inadatti, dando loro un ottimo alibi per rinunciare ad essere protagonisti della propria vita.

Un figlio incontenibile insomma sposta l’attenzione dalle dinamiche interne – sicurezza psicologica, autostima, bisogno di conferme, affettivita’ sacrificata – e da quelle esterne – insoddisfazione lavorativa, relazioni familiari povere, coppia in crisi- consentendo al sistema di non subire forti scossoni: in fondo se non ci fosse lui a creare tanti problemi, se ne dovrebbero affrontare ben altri molto piu’ pericolosi...

Anche questa e’una delle tante storie possibili...

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