Psicoterapia e Consulto Psicologico: Individuale, di Coppia e Familiare
Gli italiani e il tabù del sesso: decade il mito della infallibilità a favore dell'ansia da prestazione!
I risultati di una ricerca del Censis, commissionata dalla Pfizer Italiana, sui comportamenti sessuali degli uomini e delle donne del nostro Paese, finalmente sfatano quei vecchi miti che spesso condizionano la mente di uomini e donne, alla ricerca di una “normalità” basata su performances e standard.
Conoscere la realtà rende infatti liberi dagli stereotipi a favore dell’ autenticità!
La ricerca, svolta su un campione rappresentativo della popolazione di 1500 persone, fornisce un’immagine degli uomini e delle donne molto realistica ed attuale, quella che normalmente riscontrano i professionisti del settore medico e psicologico, ma custodita nel segreto degli studi professionali.
Infatti, nonostante le immagini ed i messaggi pubblicitari inneggino ad una sessualità potente e ai superdotati, i maschi italiani intervistati appaiono incerti circa la propria infallibilità sessuale: il 59,2% degli uomini ha ammesso di provare incertezza e preoccupazione in materia di prestazioni sessuali, e il 42,6% ha dichiarato di soffrire o di aver sofferto di difficoltà sessuali.
Queste affermazioni rappresentano un passo in avanti rispetto al tabù della sessualità maschile, motivo per cui gli uomini che vivono un periodo di difficoltà a livello sessuale spesso si rifiutano categoricamente di rivolgersi ad un professionista per conoscerne cause e soluzioni. Il senso di vergogna e di inadeguatezza che colpisce un uomo che non riesce a vivere appieno la sua sessualità, spesso lo porta a rinunciarci piuttosto che farsi aiutare.
Con conseguenze gravi per la sua vita sentimentale, coniugale e psicologica.
Sfatiamo anche il mito che vuole le donne single più soddisfatte e libertine: il 31,9% delle nubili e il 47,7% delle separate/divorziate, infatti, ha dichiarato di non avere attualmente una vita sessuale, e il 30,4% la giudica insoddisfacente o pessima.
La presenza di stimoli sessuali nel campo della comunicazione, così come una moda sempre più “nude look” , il linguaggio corrente tendente alla volgarità, le tristi storie narrate della cronaca fanno immaginare una popolazione ad alta componente trasgressiva, ed invece, dove c’è molto fumo forse non c’è molto arrosto, dall’indagine emerge solo un 2,8% che ha ammesso di aver avuto rapporti con più partner contemporaneamente, l'1,7% di fare l'amore in gruppo, l'1,4% di praticare lo scambio di partner, lo 0,8% di avere rapporti sadomasochistici; si tratterebbe dunque di una ristretta élite trasgressiva, composta tanto da uomini che da donne.
Emerge quindi un quadro di grande contraddizione interna, come se gli italiani/e volessero apparire a tutti i costi sessualmente attivi ai limiti dell’ossessività, di contro ad una realtà che li vede invece tanto inibiti da non potersi rivolgere ad un professionista per affrontare tematiche di natura sessuale.
Un esempio su tutti, la moltitudine di donne che soffrono di dispareunia, ovvero dolore durante il rapporto sessuale, che, nonostante ciò influenzi pesantemente la loro vita sessuale, non si rivolgono ad un medico per accertarne le cause e soprattutto eliminare questo disturbo. Molte preferiscono ridurre l’attività sessuale o la svolgono senza alcun piacere!
Aboliti i falsi miti, sono stati sdoganati altri comportamenti - da sempre esistenti - ma abilmente nascosti, come il sesso nella terza età: il 73,4% delle persone fra i 61 e i 70 anni dichiarano di avere una vita sessualmente attiva, così come il 39,1% delle persone in età fra i 71 e gli 80 anni.
I giovani hanno un atteggiamento vario rispetto al sesso: il 90,4% dice di avere una vita sessuale positiva, giudicata ottima o buona, anche se fino ai 30 anni può capitare di non avere per lunghi periodi una vita sessuale (17,8%),mentre il 18,4% ammette di non aver avuto ancora rapporti sessuali completi.
L’età del primo rapporto è datata intorno ai 17 anni, per il 59,1% la verginità è un valore, una decisione personale non dettata da entità morali, e infine il 62,3% ammette di aver avuto preoccupazioni riguardo alle proprie prestazioni sessuali.