Psicoterapia e Consulto Psicologico: Individuale, di Coppia e Familiare
Anoressia, la patologia di "chi vorrebbe sparire"
L’anoressia mentale è un patologia di cui si tende a parlare soprattutto quando qualche star del cinema o personaggio famoso dichiara di esserne affetto. Dalla scomparsa lady Diana alla attuale sig.ra Beckham, passando per varie modelle e attrici hollywoodiane, molte donne hanno raccontato – più o meno direttamente!- di aver sofferto di questo disturbo del comportamento alimentare.
Patologia prettamente femminile, esordisce solitamente tra i 13 e 25 anni, in genere scatenata da una dieta o da un periodo di forte stress emotivo o fisico. Chiaramente il vero fattore scatenante è la pubertà, fine dell’età fanciullesca e ingresso nel mondo della femminilità, nuovi rapporti interpersonali, competizione sociale oggi spinta all’estremo – come dimostra la sovraesposizione televisiva di bambini geniali e adolescenti alla ricerca del successo!
Come capire se una persona a noi vicina soffre di Anoressia ?
Innanzitutto valutiamo l’indice di massa corporea: dividiamo il peso espresso in chilogrammi per il quadrato dell’altezza espresso in metri.
Sottopeso :< 18,5
Normopeso :18,5 – 24,9
Soprappeso : 25,0 – 29,9
Obesità : › 30,0
Le donne anoressiche hanno un indice decisamente basso, ma si caratterizzano soprattutto per il controllo ossessivo che esercitano sul peso e sull’alimentazione. Hanno una visione distorta della loro immagine fisica per cui si “vedono grasse” anche quando sono chiaramente scheletriche. Le loro abitudini alimentari rivelano a tavola la rigida ossessione per il cibo: mangiano molto lentamente, dividono il cibo in piccolissimi bocconi, si nutrono solo di verdure e frutta, assumono quantità enormi di bevande calde, non avvicinano la forchetta a carboidrati o grassi, vivono il pasto con enorme sofferenza e attenzione. Il senso di colpa le perseguita, inducendole all’atto finale del vomito. Alcune anoressiche mangiano e poi si procurano il vomito, altre evitano direttamente di mangiare alcunché.
La perdita estrema di peso e la mancata assunzione degli alimenti necessari al fabbisogno giornaliero, provocano in pochi mesi un deperimento del fisico con malfunzionamento generale. Le ghiandole salivari si infiammano e si ingrossano, i denti si indeboliscono e perdono lo smalto, capelli e unghie fragili, il ciclo mestruale scompare, bradicardia, ipotermia, secchezza cutanea, lanugo, callosità sulle mani, ipotensione, osteoporosi, insofferenza al freddo ecc…
Aiutare questi soggetti è particolarmente difficile per diversi motivi: innanzitutto non riconoscono la loro magrezza anzi, si affliggono perché non riescono a fare di più. Vivono con enorme soddisfazione il dimagrimento, con intollerabile angoscia il mancato raggiungimento degli obbiettivi prefissati. Vivono nascondendo le loro abitudini alimentari a tutti, amici, partner, familiari, mentendo sui pasti effettuati, evitando di sedersi a tavola, procurandosi il vomito appena ne hanno occasione. Assumono spesso bevande dimagranti, anoressizzanti, diuretici, provocandosi danni gravi a stomaco ed intestino.
Solo una piccola percentuale di soggetti sono maschi, ma la situazione non cambia. In seguito ad una dieta, effettuata per dimagrire o raggiungere una certa forma atletica, spesso erano bambini grassottelli o obesi, misurano la loro felicità in termini di peso e calorie. Psicologicamente, appaiono fragili e sottomessi, schiacciati dalle aspettative familiari, identità confusa, prognosi e trattamento accomunabili alle donne.
Quale sia l’origine di questo disturbo che, precisiamo, invade tutti i campi della vita affettiva, sociale e sessuale di una persona, e che porta al suicidio o alla morte per complicanze circa il 10% dei pazienti a 10 anni dall’insorgenza della malattia, non è stato stabilito con sicurezza. Dinamiche familiari, genitori anaffettivi e con aspettative impossibili da soddisfare, relazione morbosa con la madre, ma anche violenze subite in età infantile non elaborate, mancato superamento di fasi di sviluppo psico-mentale. In sostanza, all’inizio della pubertà, il corpo che si modifica costringe la giovanissima a confrontarsi con la propria sessualità, con il mondo maschile, ma più in generale con il mondo esterno, fuori dall’universo familiare noto.
L’identità fragile del bambino non riesce ad affrontare questa crisi/evoluzione ed il corpo diventa il campo di battaglia sul quale egli sfida se stesso. La mente si separa dal corpo, per questo l’immagine corporea è distorta, si rifiuta di vedere il dimagrimento, i danni, lo sviluppo puberale, i segni sessuali, o la mancanza anomala di essi.
Il controllo è tutto: attraverso la mortificazione delle necessita' fisiche l'anoressica propone un immagine di sé forte, rigida, indistruttibile, intoccabile. Spesso sono ottime studentesse – dimostrando di essere figlie perfette -, capaci di reggere ritmi estenuanti, sportive – dimostrando di avere totale controllo sul fisico-, cucinano prelibatezze per gli altri- dimostrando di essere servizievoli e nutritive come una mamma!-; purtroppo questa identità fittizia non riempie il vuoto affettivo, non elimina la desolazione interiore, il senso di inutilità, la voglia di sparire.
L’anoressia incarna l’eterna lotta tra essere e apparire, aspettative genitoriali e identità, appartenenza e individuazione, sesso e amore, accarezzando continuamente il margine che separa la sofferenza dall’annientamento. L’anoressica non ha pietà ne comprensione per se stessa, non si accetta a prescindere, si sente un peso per gli altri, che risarcisce pesando il minimo indispensabile, ambisce alla sofferenza e alla perfezione.
Nessuno può comprendere fino in fondo l’agonia mentale di queste giovani donne, dominate dall’imbarazzo, la vergogna, la paura di essere scoperte –in tutti i sensi!- , forzate a massacrarsi per rubare un giorno in più alla vita che non sanno essergli stata regalata. Scisse tra voglia di vivere e di morire, costrette prima o poi a scegliere.
Trattamento
Per aiutare un soggetto anoressico, è preferibile un approccio multidisciplinare.
Il medico si occupa del controllo e trattamento degli aspetti fisici, quali recupero del peso, danni funzionali, recupero delle normali funzioni organiche, controllo assunzione farmaci quali antidepressivi, antipsicotici o altro.
Lo psicoterapeuta invece si occupa del soggetto come essere umano in crisi, seguendolo nel percorso di ri-scoperta di sé al di fuori della forma fisica, promuovendo lo sviluppo di un’identità vera, forte e solida che poggi sull’amore per se stessa. Una psicoterapia familiare può essere particolarmente utile se il soggetto è molto giovane quindi ancora immerso nella dimensione familiare.